Cessione Palermo: travolti da un'insolita pupiàta nell'azzurro...
Appunti sparsi.
Le direi pure volentieri due paroline, due domandine veloci veloci al quasi-forse-aspetta patron del Palermo calcio Maurizio Zamparini, che quando non ha nulla da dire si affretta a mettere su la conferenza stampa meno conferenza stampa della storia, mentre quando c’è bisogno di una parola chiara interrompe ogni comunicazione. Ma c’è scritto nel contratto, niente più dichiarazioni, silenzio stampa: “Moota” direbbe Giannini alla splendida Mariangela Melato nel mezzo del Mar Mediterraneo.
Non si capisce più nemmeno di quali contratti si possa parlare: non ne abbiamo visto neanche uno. Anzi, pensavamo che quel comunicato frettoloso e striminzito del 1 dicembre potesse rappresentare un fatto nuovo: passaggio di proprietà-sottoscritto-notaio. Tre parole che hanno un peso specifico importante. Mica pizze e fichi e fish and chips.
Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto. Anzi, da un’insolita pupiàta.
A Palermo c’è questo verbo difficile da tradurre in italiano: pupiàre, che si origina dal Teatro dei Pupi (altro che Netflix). Una pupiàta è uno spettacolino, una finzione dunque, una messa in scena al servizio degli spettatori. Ed è bellissima, quando paghi il biglietto sapendo di assistere esattamente a quello per cui hai pagato. Invece no. E pensare che avevo pure fatto la barba per essere presentabile ai presentati quel martedì di inizio dicembre: chiedo venia per il gioco di parole, ma è forse la cosa più chiara di tutta questa storia.
Un romanzetto di bassa caratura, di quelli che a pagina 3 ti sei già pentito di aver aperto, un copione che definirlo sperimentale è fare un complimento (ci vuole coraggio). Ci ha fregato la copertina, molto bella, attraente, colorata, ben esposta. C’è anche chi decide, lecitamente, di perdere ore nella ricerca di millemila intrecci societari e sui relativi aumenti di capitale che non basterebbero nemmeno per accendere un mutuo per un bilocale in centro. Figurati per i 30 mila seggiolini vacanti del “Barbera”. E poi c’è la clessidra e la sabbia che scende sempre più velocemente da quando si è scoperto che c’è un preliminare e niente di più. E il silenzio, i “non posso parlare”, che spingono le lancette tra le quali scorre lo scetticismo: "Lo sapevo che non mi dovevo fidare di una ricca. Perché i ricchi ti fottono sempre!".
C’è una morale della favola?
Ma quale favola?
SIAMO SU INSTAGRAM!
ALTRI ARTICOLI
• GDS - PALERMO, GOODBYE JAMES: SHEEHAN FUORI DAL GRUPPO INGLESE
• PALERMO, C'ERA UNA VOLTA L'EFFETTO "BARBERA"
• QUEL POCO CHE SAPPIAMO DI JAKE LEE, COLLABORATORE DI RICHARDSON
• COSA HANNO COMUNICATO SPORT CAPITAL E FINANCIAL INNOVATIONS
• PALERMO, CHI È DEAN HOLDSWORTH, IL NUOVO CONSULENTE DI RICHARDSON