Il silenzio che fa rumore

Il silenzio che fa rumore

 

È stato ma se

Quante volte nella vita ci siamo fatti questa domanda?

Doveva essere la partita che avrebbe permesso al Palermo di allungare rispetto alle inseguitrici, il classico “segnale al campionato”, il match in cui far capire alle avversarie che la serie B ha e avrà un solo padrone, il

Palermo. Così non è stato: il risultato finale di 1-1 fotografa perfettamente i novanta minuti di rimpianti del Barbera.

Che il pomeriggio rosanero non lasciasse presagire nulla di allegro, lo si è intuito al calcio di inizio quando la Favorita appariva una mesta cattedrale nel deserto e i 5.700 circa spettatori apparivano come minuscoli

atomi da individuare nel nulla cosmico.

Nella solitudine generale dello stadio, in tribuna autorità, era presente la delegazione inglese che attualmente, però, non riscalda il cuore del tifoso.

 

A pensarci bene si fa fatica a comprendere il motivo per cui il popolo palermitano continua a disertare in siffatto modo quello che storicamente si è eretto a tempio laico in cui professare il culto della città.

Sarebbero tanti gli interrogativi da porsi per capire il motivo per cui il popolo non risponde, rimanendo in disparte, quasi a voler palesare il suo dissenso: il silenzio che fa rumore. Ossimoro reale.

Roberto Stellone alla vigilia aveva fatto un appello alla gente chiedendo quella vicinanza fondamentale per qualsiasi squadra che sogna di tornare in alto, immaginiamo per il Palermo che grazie all’amore viscerale e alla

corrispondenza di amorosi sensi con il suo pubblico ha scritto la storia.

Lo stesso tecnico ieri - a margine del match - ha ripreso l’argomento sulla carente presenza di pubblico con un rassegnato: «Questa squadra sta facendo il massimo e meriterebbe una cornice di pubblico diversa. Ma se la

gente non vuole venire non posso certo obbligarla io». Chiaro, diretto e puntuale com’è nel suo stile.

 

L’undici rosanero ha interpretato la gara come da protocollo, svolgendo quello che doveva per portare a casa i tre punti. Ma è mancato quel qualcosa in più, quella minima particella che nella vita come nello sport spesso

traccia quel filo sottile tra «è stato» o «sarebbe potuto essere». Chissà forse con il Renzo Barbera colmo sarebbe andata diversamente: di certo la minima particella mancante al Palermo è il suo amato pubblico.

Spero che la gente torni presto a popolare e colorare lo stadio, perché sarebbe un peccato a maggio pensare che sarebbe potuto essere e non è stato.

 

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