«L'ambizione del Palermo», Sagramola a FP.it
Non riesco ad abituarmi a questa quarantena e a questo isolamento che ci tiene lontani da amici, familiari e anche dai figli, visto che i miei sono a Roma.
Ovviamente c’è chi sta peggio perché sta patendo gli esisti di questa emergenza sanitaria ma anche economica. Una disgrazia inattesa nonché imprevedibile. Speriamo di riprendere una sorta di normalità, poter uscire così da incontrare persone fisicamente. Non vorrei ci abituassimo troppo a questa spersonalizzazione dei rapporti (sorride ndr).
Esordisce così il direttore generale del Palermo Rinaldo Sagramola ai nostri microfoni.
Una lunga intervista in cui il dirigente rosanero si racconta, parlando non soltanto di calcio ma anche di aspetti personali a cominciare dal suo legame con la città di Palermo.
Una piacevole chiacchierata attraverso cui il plenipotenziario rosanero ha parlato anche del suo rapporto con il presidente Dario Mirri, con un pensiero anche alla sua trascorsa esperienza sotto la gestione Zamparini. Ma anche tanto calcio con una visione sul Palermo che verrà, perché come sentirete dalla voce dello stesso Sagramola “Palermo merita la Serie A”.
ESCLUSIVO PALERMO, A TUTTO SAGRAMOLA (VIDEO)
La nostra ambizione è terminare la stagione sul campo, principalmente perché vorrebbe dire avere superato l’attuale stato di emergenza. Mi rendo perfettamente conto che a livello dilettantistico le difficoltà a cui far fronte sono enormi, alfine di garantire la sicurezza di tutti gli addetti ai lavori. Ciò detto, nonostante sia un ottimista di natura la vedo difficile che si possa riprendere a questi livelli.
Il calcio va considerato per quello che è ai massimi livelli, ossia un’azienda che produce ricchezza e che viene distribuita in parte allo Stato e poi alle altre categorie. In tal senso, come tutte le aziende, sarebbe giusto che il calcio provasse a ripartire.
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«Quindi se oggi non dovesse ripartire il calcio - mi riferisco al calcio di vertice, professionistico - significherebbe che non potrebbe farlo neanche nei mesi a seguire e finché non ci sarà un vaccino. Questo vorrebbe dire il collasso dell’intero sistema, con la conseguenza non soltanto della fine dello spettacolo a cui tutti siamo affezionati ma la nascita di migliaia e migliaia di disoccupati. Il calcio non è soltanto i milioni delle star, ma muove tanto altro. Quindi sarebbe un ulteriore problema che andrebbe ad aggiungersi ai tanti già presenti. Come tutte le aziende mi auguro che possa riprendere, osservando tutte le sicurezze del caso».
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