ESCLUSIVO Delio Rossi: «Se il Palermo chiama in C, io ci sono»
Sto bene. Ci troviamo in una situazione inimmaginabile che ci ha privato delle libertà nelle nostre scelte. Non eravamo preparati a tutto questo, bisogna fare di necessità virtù e speriamo che presto si possa tornare alla normalità.
Il telefono squilla… Una, due, tre volte. Sto per riattaccare quando all’improvviso il suo consueto e rassicurante “pronto” ferma il mio intento. Dall’altra parte del cavo uno degli allenatori più amati dal popolo rosanero, mister Delio Rossi.
La nostra lunga chiacchierata non poteva che iniziare dall’attualità e dal momento delicato che tutti ci ritroviamo a vivere. Poi tanto calcio, Palermo tra ricordi e speranze: dal suo ritorno al Renzo Barbera alla fedeltà ai colori rosanero, poi in futuro chissà.
Quando una società ti chiama a tre partite dal termine del campionato è ovvio che si trova in difficoltà e se in questa società ci sei stato ma soprattutto si chiama Palermo, hai due scelte: dire di sì o declinare e rispondere di no. La mia risposta ovviamente è stata di sì e ho accettato di ritornare in Sicilia avendo soltanto l’accordo per un mese.
Il ritorno tra l’emozione dell’arrivo e la fine del sogno play-off.
«Il momento più bello è stato quando sono arrivato. La gente di Palermo mi vuole bene e me lo ha ridimostrato, anche per questo ho deciso di tornare. Se non ci fosse stato questo diciamo “debito morale” con i tifosi non avrei mai accettato perché la situazione non era assolutamente delle migliori. Quindi mi sono sentito il “dovere” di accettare senza porre particolari condizioni contrattuali.
Ricordo l’amarezza quando non ho avuto la possibilità di portare a termine il mio lavoro, ossia i play-off che penso avremmo avuto ottime possibilità di vincere. Questo è stato l’istante più brutto di quell’esperienza».
Il retroscena.
«Sapevo che la società rosanero avesse problemi e si trovasse in difficoltà. Nella fattispecie mi ha chiamato Foschi - una persona che conosco con cui ho un buon rapporto e che stimo - e mi ha detto ‘Delio dobbiamo fare un miracolo, cerca di darmi una mano’. Ovviamente io ho accettato».
Continua.
«Ma ero a conoscenza dei problemi presenti e che la risoluzione di questi passava dalla vittoria del campionato, di questo ero convinto. Il mio punto di riferimento è sempre stato Foschi anche se poi sono arrivate altre persone, ma io ho sempre continuato a pensare al campo. Era quello il mio compito, che ci fosse Foschi o altri in società. Poi, una volta centrato l’obiettivo, avrei valutato se ci fossero le condizioni per continuare a Palermo o meno. Ma non ci ho fatto caso a quello che accadeva in società, il mio compito era quello di pensare al campo e non mi interessava, infatti non li ho neanche conosciuti».
La scelta di ritornare e un rimpianto.
«Certamente sì, rifarei la stessa scelta perché non mi ha costretto nessuno e ritenevo fosse giusto farla. Sicuramente però vorrei non finisse come sappiamo, più che altro non per me ma per il Palermo che è strato costretto a ripartire dalla Quarta Serie».
Se arrivasse una telefonata per la Serie C.
«La scorsa stagione non ho avuto alcun contatto, né con il presidente Mirri e né con il direttore Sagramola. La storia non si scrive con i se o con i ma: tuttavia se dovesse arrivare una chiamata per la Serie C sono consapevoli che per me Palermo è una situazione particolare, non potrei rifiutare. Palermo è sempre nel mio cuore».
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