Raccontare i fatti

Raccontare i fatti

 

Diritto e dovere di cronaca impongono al buon giornalista, per operare nella piena aderenza rispetto alla deontologia che la professione impone, di raccontare i fatti senza per questo fare, o indurre a fare area attraverso un racconto orientato dalle proprie opinioni o emozioni, un processo sommario.

 

Una permessa breve ma che a volte può risultare necessaria in un contesto nel quale è stata uccisa la passione di chi ama lo sport (forse sarebbe opportuno ricominciare a parlare di passione piuttosto che di tifo che spesso invece degenera in un libero e inappropriato sfogo delle proprie personali frustrazioni).

 

La situazione che sta avvolgendo la squadra del capoluogo della regione più grande di tutta Italia è infatti surreale per dinamiche e per un senso delle cose che è veramente complicato da trovare, ma che forse non sta ricevendo il giusto “tatto” da parte dello Stato e degli organismi di controllo federali. Consentire infatti che vada per aria un’azienda, e con essa i suoi dipendenti (sono loro i primi e forse gli unici veramente colpiti perché oltre alla loro passione perdono il posto di lavoro) è innanzitutto un fallimento dello Stato, di tutto il Paese che festeggia le olimpiadi invernali a Milano e Cortina ma dimentica un sistema marcio che anno dopo anno conferma il proprio olezzo.

 

Facciamo un passo indietro, senza giudicare in queste righe l’operato della famiglia Tuttolomondo: chi ha potuto consentire che per anni un’azienda i cui bilanci vengono approvati da un organismo di controllo, la Covisoc, di accumulare quasi 50 milioni di euro di debiti (parte dei quali verso lo Stato)? Sulla base di cosa esattamente la Federazione Italiana Giuoco Calcio dopo quasi tre mesi dall’avvenuta acquisizione della società partecipata U.S. Città di Palermo non ha ancora “approvato e legittimato” la nuova proprietà?
Chi e per quale motivo sta consentendo questo processo sommario da Medioevo e che solo l’era dei social network può alimentare non consentendo il legittimo diritto di replica?
Perché e con quale vantaggio un’azienda come Arkus Network dovrebbe prelevare una società con quasi 50 milioni di euro di debiti, fare una lotta giudiziaria per non farla estromettere dal campionato di serie B e poi non farla iscrivere al campionato stesso e farla fallire? Badate bene lettori che avrete la bontà e la pazienza di leggere queste righe, non si tratta di difesa nei confronti dell’attuale proprietà, ma di provare un attimo a usare un minimo di logica. “Dietro Arkus c’é Zamparini” è la voce che attraversa la città, ma la domanda non può che essere solo e soltanto una: perché?

 

Che vantaggio dovrebbe trarre Arkus Network da questa situazione? La risposta è evidente: non ci sono vantaggi.

 

La situazione oggi è surreale, ma quello che è certo è che il calcio italiano, e soprattutto la Lega B e la Lega Pro, ogni anno e a più latitudini ci regalano queste tragedie uccidendo la passione di chi ama questo sport. E questo è il più grande fallimento, per loro e per lo Stato.

 

Davide D'Avenia


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