Dalla speranza al fallimento. Parla Lucchesi

Dalla speranza al fallimento. Parla Lucchesi

 

Una lunga intervista per provare a spiegare cosa è successo in quei mesi concitati che hanno portato i tifosi del Palermo a sperare nella promozione in Serie A fino al fallimento dovuta alla mancata iscrizione in Serie B. Un processo in cui ci sono state storie di mancati pagamenti di stipendi, litigate con la proprietà e con Rino Foschi e alcune incomprensioni che sono venute fuori dopo il disastro del 23 giugno. 

 

Fabrizio Lucchesi ha provato a spiegare tutto a Tuttomercatoweb partendo da ciò che è successo nel giorno della mancata iscrizione:

 

«La spiegazione ce la darà la Procura della Repubblica. Mi risulta che i Tuttolomondo abbiano fatto diverse denunce - ha spiegato Lucchesi -. Sono curioso come tutti di conoscere la verità su questa brutta storia che ha coinvolto tutti e che vede in questo momento tante persone che hanno subito una situazione dolorosa: una nuova squadra in Serie D, i Tuttolomondo che hanno perso soldi, io i e dipendenti che ci abbiamo rimesso il posto di lavoro. Mentre i calciatori si sono ricollocati. Ci hanno rimesso tutti. Me compreso. Non si è fatta la due diligence? Questo è vero in parte. C’era poco tempo e comunque Tuttolomondo era cosciente e consapevole della posizione debitoria. Il tema su cui la nuova proprietà faceva leva è che essendo debiti provenienti da lontano si sarebbe potuto limare qualcosa. Il Palermo non è saltato per aria per i debiti che non ha certo fatto Tuttolomondo, ma perché non è stata completata l’iscrizione a causa della mancata presentazione della fideiussione le cui cause sono oggetto di indagine della magistratura».

 

ISCRIZIONE

«Ero stato informato dalla proprietà che era stato inviato in Lega l’elenco dei pagamenti obbligatorio. Elenco che io ho visto partire e che è stato inviato dal Segretario Francavilla. Mancava solo la fideiussione. I giornalisti sotto la sede pressavano, Tuttolomondo ci aveva rassicurato: mi sentivo tranquillo, non pensavo a nulla. Però col passare del tempo il broker spostava l’invio della fideiussione. Io da uomo di calcio conosco i tempi e pressavo per capire cosa stesse succedendo. Ma i rapporti con il broker li aveva direttamente Tuttolomondo. E intanto sotto i tifosi sapevano che la fideiussione non sarebbe arrivata, mentre noi aspettavamo che arrivasse. Sono contento che ci sia l’indagine, capiremo di chi sono le colpe. Io non mi sono occupato della questione economico-finanziaria, sono un manager d’azienda. E comunque tornando indietro direi assolutamente si al Palermo ancora una volta, ho anche rifiutato una squadra di Serie A perché per me quello rosanero era un progetto importante. Ero convintissimo di poter fare bene».

 

TRADITO DA TUTTOLOMONDO?

«Sono stato tradito come tutti gli altri dipendenti insieme a Tuttolomondo da chi ha tradito lui. Se dovessero emergere cose diverse allora chiederei delle spiegazioni. Certo, ancora non mi è passata. Su quel progetto del Palermo ho lavorato tanto. Il piano industriale sono convinto che avrebbe funzionato. Pensavamo di fare i playoff, poi ci hanno dato la penalizzazione. Una volta tornati in B era comunque un mezzo successo. E poi non abbiamo completato l‘iscrizione. Tante esperienze negative? Io di mestiere non faccio ne l’imbonitore e ne il prestigiatore. I tanti anni di esperienza maturata (Fiorentina e Roma su tutte, ndr) mi consentono di metterli al servizio di imprenditori in stato di necessità. Non è colpa mia se vengo chiamato in appoggio ad alcune situazioni. Se un imprenditore mi chiama e mi chiede aiuto per uscire da determinate situazioni non dico di no. Certamente non è un lavoro da direttore sportivo classico, io cerco di risolvere i problemi laddove mi viene chiesto supporto essendo un uomo di calcio. Ma non è che se un medico va ad assistere una persona che muore la colpa è del medico se questa persona è già in fin di vita».

 

RESPONSABILE DEL FALLIMENTO?

«Non mi sono mai sottratto alle mie responsabilità, quando sbaglio lo dico. Io ero protagonista perché più conosciuto di Tuttolomondo. Ma tornerei a Palermo tutta la vita. Siamo rimasti tutti fregati. Quando uno entra e fa debiti allora contribuisce a fare del male, in altri casi è colpa di chi ha fatto i debiti prima. Il martedì mattina quando la fideiussione non era arrivata, Tuttolomondo ha dato disposizione alla banca di revocare i bonifici. Si è preso la responsabilità di quanto fatto. Possiamo essere d’accordo oppure no su questo».

 

STIPENDIO MATURATO FINO A OTTOBRE

«Come tutti i dipendenti dell’U.S. Città di Palermo fino al fallimento. Durante l’esercizio provvisorio i curatori hanno fatto dei pagamenti parziali: a me, alla De Angeli, al segretario Francavilla e non solo. Fino al giorno del fallimento abbiamo maturato tutti dei soldi da ricevere da Tuttolomondo. Io ho continuato a lavorare fino ad ottobre insieme a parte della struttura dell’U.S. Città di Palermo».

 

MESSAGGIO AI CALCIATORI E AI TIFOSI

«Mi dispiace. Non hanno capito che sono rimasto fregato come loro. I dipendenti che hanno famiglia sono a casa, loro invece hanno trovato squadra. Qualcuno ci ha rimesso, tanti ci hanno guadagnato. Per i calciatori mi dispiace, ma cinicamente dico che sono quelli che ci hanno guadagnato. Purtroppo gli è stata raccontata una mezza verità, la stessa che è stata raccontata alla gente. Aspetto il giudizio della magistratura. Voglio sapere anche io come andrà a finire. Ma mi fa rabbia che i dipendenti vengano messi sullo stesso piano dei calciatori. Vorrei anche ricordare che quelli portavano la bandiera non sono riusciti a vincere un campionato in due anni. Mi piange il cuore a vedere tutta la gente a casa. Gli direi ciò che provo dentro: un’amarezza incredibile. Io sono quello che ha messo in difficoltà la mia famiglia per non fare fallire il Pisa, questa è la mia moralità. I tifosi li capisco, ma non devono chiedere spiegazioni a me. Sono come loro, amareggiato. Vittima di una situazione amara che ci porteremo dietro per tutta la vita. Io al Palermo ci tornerei altre cento volte».

 

COSA RIMPIANGO?

«Un errore l’ho fatto, non so se lo rifarei. Ossia quando ho dato la mia disponibilità e consigliato a Tuttolomondo di non cambiare lo staff tecnico e dirigenziale. Pensavo di poter avere un rapporto proficuo con Foschi e Daniela De Angeli, due professionisti che stimo tanto. Avrei avuto bisogno di un supporto amministrativo e sportivo. Ho detto a Tuttolomondo di andare avanti con loro. Foschi non aveva mai creduto che volessi tenerlo, Daniela De Angeli invece l’avvertivo fredda. Forse sarà il suo carattere. Mi sono anche scusato con Tuttolomondo per averlo convinto a tenere Foschi. Ma la mia stima professionale nei suoi confronti e verso Daniela De Angeli rimane. Si, ma bastava che me lo dicesse. Non aveva stima di Tuttolomondo, avevano anche litigato. Ero convinto di gestire Foschi, poi la situazione mi è scappata di mano. Avevo cercato di convincerlo ad evitare lo scontro. Non vorrei che qualcuno abbia soffiato sul fuoco mettendoci contro. Addirittura avevamo parlato di rinnovare il contratto, Tuttolomondo gli aveva offerto il prolungamento».


 

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