Tutti in ritiro. Male non può fare

Tutti in ritiro.  Male non può fare

È un toccasana questo silenzio stampa. Una cura immediata contro le banalità tendenti alla bugia che avremmo dovuto ascoltare, a metà tra l’incredulità e lo sbigottimento per quel disco rotto che dalla viva voce dell’allenatore riproduce i “mi è piaciuto l’atteggiamento, il vero Palermo non è questo, sappiamo dove migliorare, il senso del pericolo”, e l’immancabile ormai superfluo irritante “testa bassa e pedalare” dei calciatori. Non ci si crede più: è rimasta soltanto la testa bassa, la bicicletta se la sono fregata.

 

Meglio così. Godiamoci un post partita senza paroline scritte nell’acqua. Voltiamo anche questa pagina scarabocchiata, anzi strappiamola dal quaderno, accartocciamola e centriamo il cestino. Canestro. 

 

Sono finite le analisi tattiche, le spiegazioni e le tardive giustificazioni. 
Su queste pagine, ormai un mese fa, si scriveva con convinzione che “chista è a zita”, sfruttando l’immediatezza dello slancio dialettale.
Questo è il Palermo: costruito male, assemblato alla buona e guidato peggio.

 

Prendiamo atto - oggi come ieri e come domani, quale che sia il risultato del derby - che chi avrebbe dovuto stupire non l’ha fatto, chi avrebbe dovuto manifestare la propria superiorità non l’ha fatto, chi avrebbe dovuto far cambiare idea ai più scettici non l’ha fatto, chi avrebbe potuto fare di più non l’ha fatto, chi avrebbe dovuto guidare come un pilota esperto questa macchina non l’ha fatto.

 

Sommersi dal non fatto, che brucia di più, dal momento che chi ha disegnato le ambizioni non ha saputo tenere a freno la matita ed oggi non può che lavorare di gomma.

 

E però al silenzio stampa, e cioè al non detto - atto lecito ma che lascia un vuoto imbarazzante nel dovere del confronto - dovrebbe seguire il fatto: tutti in ritiro, all’antica. Male non può fare.