Rivoluzione in Figc? La parola ai tre candidati alla presidenza
Lunedì si va al voto. Il punto di vista dei tre papabili alla poltrona di presidente della Federazione

L'eliminazione della Nazionale italiana dai mondiali di Russia è solo l'ultimo (e più doloroso) sintomo del fallimento del calcio in Italia.
Stadi vecchi, strutture obsolete, pochissimi investimenti sui settori giovanili e una tendenza che è diventata abitudine all'ingaggio di stranieri per rendere competitivi gli organici. Si vedono sempre di meno calciatori dotati di estro, proprio qui in Italia, dove i commissari tecnici in un tempo non troppo lontano avevano l'imbarazzo della scelta.
Un sistema da riformare dalla testa ai piedi, non ignorando alcun aspetto: dall'ambito tecnico a quello finanziario, dalle norme sui diritti televisivi alla gestione del paracadute. E poi la formula della Coppa Italia, la frammentazione del calendario di A, la convivenza con le soste per le nazionali.
Ci penserà uno dei tre candidati alla presidenza della Figc. Le elezioni si terranno lunedì e verrà scelto uno tra Damiano Tommasi, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina. Che, intervistati da La Gazzetta dello Sport, in prima istanza rigettano la richiesta di Malagò: nessun passo indietro, le elezioni ci saranno e colui che sarà scelto proverà a "governare" la Federazione.
Diversi i temi toccati nel corso dell'intervista dai tre candidati. A partire dalla spaccatura interna: non si è arrivati ad un punto di incontro che permettesse un'unica candidatura. Ed è questo che l'aspetto che dà più d'un pensiero al presidente del Coni, Giovanni Malagò.
Ecco le considerazioni di Tommasi, Sibilia e Gravina.
Tommasi: «Anche una corsa a due non avrebbe garantito la maggioranza per fare le riforme, e allora? Secondo me sarà più facile ritrovarsi sulle idee, chiunque sarà diventato presidente. Almeno, questo è il mio auspicio: che tutti, tutti davvero da martedì ci mettiamo al lavoro. Chi ha a cuore le sorti del movimento, dovrà mettersi a disposizione. Ci sono scelte troppo importanti da prendere».
Sibilia: «Abbiamo provato sinceramente a trovare una convergenza. Non è stato possibile, e ognuno noi ha deciso di scendere in campo, pure questa è democrazia. E comunque, anche se alla quarta votazione, un presidente lo avremo, spero. E allora sarà suo compito dal giorno dopo coagulare intorno a sé il consenso necessario a votare le riforme. Ha ragione Damiano: dovremo giocare di squadra, io ci ho anche intitolato il mio programma».
Gravina: «Io sono più preoccupato. Quando siamo rimasti fuori dal Mondiale, abbiamo detto tutti che l’esigenza del calcio italiano era trovare una candidatura e una piattaforma programmatica di largo consenso. Di fatto non è avvenuto. Mi dicono giustamente: e allora perché non ti ritiri? Lo capisco, ma in questi mesi sono emerse grandi differenze tra noi sulle impostazioni da scegliere per la riforma del sistema».
All'indomani delle elezioni – sempre che si arrivi a una elezione – ci sarà da lavorare. Da dove partire nei primi cento giorni di presidenza?
Tommasi: «Speriamo di non metterci 100 giorni. A parte valutare ed eventualmente intervenire sulla Serie A, è urgente ripartire da un progetto sportivo. Il sistema delle seconde squadre va introdotto subito, perché i risultati li vedremo tra qualche anno. C’è da riorganizzare il Club Italia, che noi immaginiamo gestito come un club professionistico. Vorremmo condividere il nostro progetto con tutte le leghe e le altre componenti. E sul c.t. va fatta una scelta ponderata, non di pancia. Infine, i centri federali: devono essere rivisitati. Apriremo un tavolo di confronto con gli esperti che all’estero hanno prodotto risultati».
Sibilia: «Prima questione: introdurre norme più restrittive per l’iscrizione ai campionati professionistici. Anche oggi abbiamo notizia di un’altra società di Lega Pro in grave difficoltà (l’Akragas, ndr ) dopo Modena e Vicenza. Poi: affidare la gestione del Club Italia, di cui il presidente federale deve avere la responsabilità politica, ai Calciatori. Siamo d’accordo sull’inserimento urgente delle seconde squadre, ma valutiamo di riservarle agli Under 21. I centri federali vanno potenziati, anche con una attività di scouting».
Gravina: «Serve un piano strategico di rilancio. Il grande obiettivo da centrare è la sostenibilità del sistema, con una migliore distribuzione delle risorse. Questo piano non può che passare da una valorizzazione dei giovani e delle infrastrutture. Sulle iscrizioni ai campionati, noi abbiamo già introdotto i principi del rating: siamo stati i primi e con i nostri criteri le società che oggi falliscono, arrivate in Lega Pro con milioni di debiti, non si sarebbero iscritte. Sulle seconde squadre il problema, anche qui, è inserirle in un disegno organico. Se non abbiamo spazio, dove le mettiamo? L’anno scorso ci fu la possibilità di inserirne quattro, ma non c’era il tempo per scrivere i regolamenti e alla fine optammo per i ripescaggi».
C'è una Nazionale allo sbando. In questo momento orfana di un commissario tecnico dopo il clamoroso fallimento di Gian Piero Ventura.
I tre candidati parlando anche della scelta del nuovo c.t. azzurro:
Tommasi: «L’obiettivo è ridare fascino alla maglia azzurra, attirare l’attenzione dei big in giro per il mondo. Mancini? Ha questo entusiasmo, ma non abbiamo mai parlato di nomi».
Sibilia: «Se divento presidente, federale metto Tommasi al Club Italia e delego a lui la scelta. A parte le battute, come Mancini ce ne sono altri, Conte ha già fatto molto bene sulla panchina azzurra».
Gravina: «Il nome del c.t. è un falso problema, nel budget è già stata prevista una cifra notevole, addirittura pari al disavanzo... Piuttosto pensiamo a rendere il Club Italia una struttura totalmente autonoma, con presidente, cda e direttore».