Palermo, i possibili scenari del fallimento

Tre i possibili scenari se il fallimento dovesse essere reale

Palermo, i possibili scenari del fallimento

Dopo mesi di un susseguirsi discontinuo di voci in merito è arrivata la notizia dell’istanza di fallimento dell’U.S. Città di Palermo, presentata nella giornata di oggi dalla Procura al termine del completamento delle indagini sulle finanze della squadra, in cui è emerso un buco da 70 milioni di euro. La vicenda è il primo passaggio di un iter che potrebbe portare alla cessazione delle attività dell’attuale società e a questo punto si aprirebbero diversi scenari.

 

A livello puramente sportivo il Palermo continuerebbe, salvo scenari apocalittici sulla falsa riga di quello del Modena formalmente radiato dopo la mancata partecipazione a quattro incontri consecutivi, la sua attività sportiva. Per garantire il regolare svolgimento dei campionati verrebbe concesso l’esercizio provvisorio come fatto con Latina e Parma negli scorsi anni. L’esecutività del verdetto del campo dipenderà poi dal futuro societario.

 

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La procura ha ritenuto che ci siano i presupposti per richiedere il fallimento in quanto l’azienda non è più solvibile: in tal senso un esperto in materia da noi sentito ha definitivo i bilanci “opinabili e arzigogolati” in quanto le compravendite di marchi (che costituiscono beni immateriali) aumentano la confusione in tal senso La proprietà è dunque l’unico soggetto che può sanare i debiti, cosa che sarebbe avvenuta laddove ci fosse stata la liquidità a disposizione. Per fare ciò è necessario che essa (anche in caso di avvicendamento al vertice) richieda un concordato preventivo spalmando il pagamento all’interno di un piano di rientro definito con il giudice fallimentare: nel caso in cui dovesse saltare anche una sola rata dell’accordo, il fallimento diventerebbe definitivo e a quel punto le ipotesi sarebbero due. 

 

La prima, nonché più ricorrente in questi casi è quella della cessazione delle attività societaria a fine stagione con la fondazione di una nuovo sodalizio che a quel punto ripartirebbe da una o due categorie inferiori rispetto a quella d’elezione al momento del fallimento. Tradotto in parole povere: il Palermo si ritroverebbe con una nuova società in Serie C o in Serie D, con il possibile rischio di dover stare un anno al palo, come successo nel 1986.

 

La seconda ipotesi è quella che una nuova società rilevi il titolo sportivo di quella appena fallita anche in corso d’opera, come esattamente accaduto al Bari nel 2014, quando la cordata di Gianluca Paparesta raccolse l’eredità della squadra di Matarrese, garantendo dunque la continuità nella stessa categoria. Coloro i quali si sono interessati al Palermo in questi mesi possono dunque continuare a farlo in virtù di questa possibilità.

 

Alla fine c’è dunque da prendere atto di una situazione molto seria di cui è ancora prematuro però definire contorni e sviluppi. Il rischio che possa materializzarsi lo spauracchio di 31 anni fa è concreto ma non è comunque detto che non possa altresì nascere una situazione virtuosa per il calcio rosanero.

 

Emilio Scibona e Cettina Pellitteri