Cronaca di un uomo contro tutti
"Let’s get ready to rumble".
Il mondo del wrestling aiuta a spiegare il clima che ha pervaso la Palermo calcistica a partire dal tardo pomeriggio di mercoledì, la quiete prima della tempesta.
Un uno contro tutti senza attenuanti con un esponente per quasi tutte le realtà giornalistiche sportive locali, senza censure e senza domande “pre-confezionate”. Un incontro-scontro dettato dalla trasparenza e dalla volontà di sapere, di avere risposte di fronte ad un campionato che, sportivamente parlando, si sta rivelando estremamente deludente. Il presidente Dario Mirri si presenta dietro uno scranno, accerchiato da una pletora di giornalisti giudicanti mentre sul web inizia ad insorgere la guerriglia “da tastiera” della tifoseria ansiosa di avere risposte, rassicurazioni, certezze e il sangue di qualcuno.
La prima certezza palesata dal presidente rosanero è il mea culpa per gli errori commessi. Una prima parte di stagione che vede il Palermo ben al di sotto delle posizioni che gli dovrebbero competere può essere motivata soltanto da un’ammissione di colpe su tutti i livelli, dal patron passando per amministratore delegato, direttore sportivo, allenatore fino all’ultimo dei giocatori che prontamente arrivano. Dario Mirri ci mette la faccia, ammettendo gli errori ma difendendo a spada tratta tutto lo staff tecnico e mister Boscaglia, elementi centrali del progetto, che hanno sì sbagliato ma per i quali rimane un rapporto di fiducia incondizionata con la consapevolezza che adesso bisogna no chiedere, pretendere di più. Non è cosa da poco, ma per molti è troppo poco.
Inizia ad emergere la sensazione che il ring non ospiti l’incontro fra Dario Mirri e la stampa locale o fra Dario Mirri e i tifosi vogliosi di sangue. Sembra quasi che il match si giochi fra il Dario Mirri presidente e il Dario Mirri tifoso, fra chi deve mantenere la verve da uomo distinto che ha sempre mostrato e chi vorrebbe esplodere, come tanti sostenitori del Palermo stanno facendo già da tempo, di fronte a tutto il fango gettato su di lui e sul suo lavoro. Attacchi, più o meno “violenti”, da tutte le parti e con il passare del tempo il presidente qualche colpo inizia ad accusarlo, quasi stordito da troppe cose da dire in così poco tempo.
Ma quindi questa squadra verrà rinforzata? Chi viene? E le quote di Di Piazza? Ma i soldi ci sono?
Le risposte, seppur non secche come volevano in tanti, arrivano. Da quelle più precise come la cifra esatta degli stipendi, più di sei milioni di euro, a quelle più vaghe sul futuro incerto e condizionato da piani stravolti per tutto l’anno e che potrebbero continuare a subire variazioni. Nel frattempo sul web qualcuno mostra sostegno al presidente, ancora in piedi nonostante i cazzotti arrivati a destra e a manca, e qualcun altro invece sfrutta l’effimera potenza del "bar 2.0" per continuare a chiedere, come un disco rotto, la testa di qualcuno e a sfogare odio e insulti contro tutto e tutti.
Lo scontro si conclude con il presidente che mette la faccia fino alla fine, una faccia segnata dai tagli e lividi morali di uno scontro acceso, sfiancante per chi lo ha vissuto e per chi l’ha seguito. Il numero uno del Palermo ha mostrato sicurezza e fermezza su alcuni punti, ars oratoria e naturale preoccupazione su altri senza tuttavia creare alibi o dare promesse se non quella di andare avanti senza fermarsi. Rimane una soddisfazione a metà: quella di una “presunzione” altresì chiamata determinazione a non voler essere il punching-ball di nessuno e di un futuro a lungo termine incerto e schiavo del tempo. Come sempre sarà proprio il tempo l’unico vero giudice che potrà dire se gli errori commessi sul versante sportivo saranno sistemati e se il Palermo onorerà nel miglior modo possibile questo campionato di Serie C.