Binda a FP.it: «La riforma si deve fare. Lucca è da Serie A»

Binda a FP.it: «La riforma si deve fare. Lucca è da Serie A»

 

Con la rielezione di Gabriele Gravina come presidente della Figc la tanto decantata e richiesta riforma dei campionati dovrebbe farsi realmente. Sicuramente sarà uno dei punti cardini del mandato di Gravina e presto ci potranno essere delle novità riguardo a questa riforma che dovrebbe stravolgere il sistema calcio italiano. Di questo e altro ne abbiamo parlato con l'esperto della Gazzetta dello Sport, Nicola Binda, il quale conferma la necessità di fare questa riforma. 

 

"Si deve fare. Gravina non è uno che vende fumo. Della riforma ne ha parlato anche quando è stato eletto la prima volta, poi non è stata possibile farla, ma adesso credo che con questa rielezione tornerà all'attacco per farla una volta per tutte sapendo che è una cosa complicata. Non è solo una questione di cambiare numero di squadre in un campionato, è una riforma strutturale di tutto il sistema che richiede molto tempo e in questo momento di emergenza è tutto più complicato, ma credo che ci sia la volontà di farla".

 

TEMPISTICHE

"Può essere imbastita questa estate per poi impostarla l'anno prossimo, ma già vedere l'anno prossimo due campionati di B questo no, è impossibile. Però si può dire che dalla stagione 2022-2023 ci saranno delle retrocessioni e promozioni funzionali alla riforma, ma ripeto non è solo questione di numero di squadre, per fare la riforma devi coinvolgere il governo, i diritti televisivi, il fisco, il consiglio federale. Non è una cosa che si fa in due giorni, è una cosa molto complessa. La speranza è che questa estate si possa avere trovato la soluzuione e imbastire il discorso, ma è impossibile vedere già dalla stagione 2021-2022 la riforma in atto, è impossibile".

 

60 SQUADRE PROFESSIONISTICHE?

"Sì, ma non è solo questione di numeri, non è tagliando le squadre che risolve il problema. E' questione di sostenibilità di queste squadre e come possono essere strutturate. Poi devi inserire la fascia del semi-professionismo che sia a metà tra il professionismo e i dilettanti, quindi è una cosa complessa. Poi che siano due gironi di B o uno di B e una di C d'elitè quello è tutto da vedere. Di sicuro è che le squadre professionistiche diminuiscano e che ci sia quella fascia semi-pro a metà. Obiettivi rivoluzioni? Può darsi che l'anno prossimo nella C che avrà 60 squadre si dirà che le prime sei o sette saranno promosse nella C d'élite o dove spetterà. Può essere che si vada verso questa ipotesi, la speranza è che la stagione prossima sia propedeutica, con le varie promozioni e retrocessioni, per creare la nuova stagione con la riforma effettiva nella stagione 2022-2023".

 

COSA HA INSEGNATO QUESTO CAMPIONATO DI C AL PALERMO UIN VISTA DELL'ANNO PROSSIMO?

"Insegna che senza pubblico, una società come il Palermo fa fatica a fare calcio di alto livello. Con il pubblico il Palermo avrebbe delle risorse importantissime e ha bisogno che riaprono gli stadi, che finisca questo incubo e giocando con lo stadio pieno potrà avere le risorse per fare una grande squadra. Il problema è per tutti, ma un conto è il Monopoli che incassa mille euro, un altro è il Palermo che ne incassa cinquantamila".

 

LUCCA DA SERIE A?

"Assolutamente sì, in un calcio normale sì. Poi magari gli preferiscono un irlandese o un turco, ma in un calcio normale un ragazzo così merita di giocare in Serie A. Poi può fare un passaggio in Serie B perché la crescita deve essere graduale sempre per tutti, però ha dimostrato con i fatti questo ragazzo di meritarselo".